Da Bruno, Pisa

Sono finalmente riiscito ad andare da Bruno, uno dei ristoranti storici di Pisa. Vi racconto com’è andata.

Locale. Atmosfera  un po’ vecchio stile, alle pareti molte foto con vip, starlette, vescovi e figli di questi potenti, il posto è comunque piuttosto piacevole. Niente carta dei vini al tavolo (forse su richiesta? comunque non mi sono posto il problema, visto che a pranzo bevo pochissimo). Servizio all’altezza.
Mangiato. Spaghetti alle vongole veraci d’ordinanza, assolutamente nella norma. Baccalà coi porri piuttosto buono – solo leggermente acido – pesce grigliato buono. Alla fine un semifreddo al torroncino ottimo.

Bevuto. Bianco della casa senza infamia e senza lode.

Spesa. 50 euro a chiorba col bianco della casa e solo due su sei hanno preso il dolce.

Parere.  Non abbiamo mangiato male anche se non abbiamo mai preso piatti da sfoggio di cucina. Mi rimane l’impressione di aver speso parecchio, specialmente col vino della casa che, come tutti i bianchi della zona, andrebbe passato gratis. Mi pare un ristorante che stenta un po’ a uscire dalla tradizione pur dandosi un contegno.

Voto. 3 ganasce , più che altro perché ho speso troppo.


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Elephant Bistrot – Livorno.

All’inizio dell’Estate, mi son trovato in piazza Mazzini, ad una sorta di fiera in cui, stranamente, non c’era niente da mangiare. Ho

Il Caminetto – Montaione (Fi)

Per alcune circostanze che qui non interessano, mi sono trovato nei giorni passati a Montaione. Su segnalazione di una persona del posto,

8 risposte

  1. C’era anche la foto del figlio del vescovo di cui si molto si favoleggia?
    Comunque 50 euro per quello che avete mangiato mi sembra altino, a meno che la qualita’ non sia divina.

  2. Concordo con la recensione di Ganascia e il commento dell’Oste. E’ da un po’ che non ci vado, ma vedo che in questi anni la musica non è cambiata: prezzi spropositati rispetto a quello che viene offerto.

  3. Perché i piatti erano corretti, qualcuno molto buono. Avrei dato tre e mezzo (riservo le 4 per gli sfoggi di qualità e fantasia) ma il conto mi ha dissuaso.
    il succo è che da bruno non si mangia affatto male.

  4. Pisa, la città della Torre pendente, famoso monumento conosciuto mondialmente, costruita nel XII secolo, alta 55 metri, acquisì la sua caratteristica inclinazione immediatamente dopo l’inizio della sua costruzione. Una città che ha tutto un suo fascino. Per certi versi, guardare la Torre è addirittura emozionante, cosa che succede quando si ha di fronte qualcosa di bello e di maestoso. Di passaggio per questa importante cittadina, cerco una meta gastronomica che mi dia piacere alla gola.

    Nell’albergo dove ho soggiornato ho chiesto l’indirizzo di un famoso ristorante di Viareggio (per avere vita facile con il navigatore). Avuto l’indirizzo, che gentilmente la simpatica segretaria ha cercato su internet, il mio sesto senso mi ha spinto a controllare il giorno di chiusura del locale. Come volevasi dimostrare, era proprio quel giorno: il lunedì. Cambio rotta e chiedo un buon ristorante nelle vicinanze dove possa mangiare una buona cucina toscana, non di mare. Per intenderci avevo voglia di una bella fiorentina. Senza esitazione mi hanno consigliato “Da Bruno”, a poche centinaia di metri dalla famosa Torre.

    Questo locale è gestito da Piero Cei, che dal 1969 lo ha rilevato dal “vecchio” Bruno. Noi, francamente, non abbiamo trovato tutto quello che dice il retro di copertina del menu o il sito internet. Come per esempio che Piero è un gran cerimoniere (nonostante pochi clienti, ci ha unicamente accompagnati al tavolo e poi non lo abbiamo più visto), la cucina non è quella che si dice, il servizio è blando e anonimo. Ma andiamo per ordine. Fatti accomodare, abbiamo dovuto aspettare almeno venti minuti per prendere l’ordinazione. Nel frattempo ci siamo guardati intorno, il locale è suddiviso in tante salette rustiche, calde e accoglienti, ai muri un’infinità di foto che raffiguravano il proprietario insieme a persone celebri (Pippo Baudo, Indro Montanelli, Giuliano Amato, Mina, Boccelli e così via). Leggendo il menu, abbiamo notato che ci sono le proposte del giorno (2 antipasti, 3 primi, 4 secondi e 2 dessert) e una buona scelta di specialità toscane sia di mare che di terra. Come detto sopra, abbiamo preso terra. Eravamo in tre, abbiamo evitato i primi ed abbiamo optato per antipasti e secondi. Gli antipasti che abbiamo scelto sono stati: l’antipasto toscano composto da crostini di patè di caccia, crostini di patè di fegato, melone e affettati tipici. Nell’insieme questo piatto è stato corretto, a parte il prosciutto che era abbastanza salato; gli altri due hanno scelto il carpaccio di bresaola con rucola e pinoli e la bruschetta toscana (4 bruschettine con il pomodoro).

    Come secondo abbiamo chiesto una fiorentina per tre. Il cameriere, un sardo di Oristano, ci ha spiegato che avrebbe dovuto essere cotta al sangue. Noi, di rimando, all’unanimità abbiamo chiesto che fosse più che al sangue, anzi “blu” come dicono i francesi. Ed ecco la nota dolente. La fiorentina (95 euro) arriva carbonizzata, al limite della commestibilità. Fatto presente l’accaduto al cameriere ci ha risposto che se fosse stata meno cotta, sarebbe rimasta fredda all’interno. Questa, francamente, se la poteva risparmiare, anche perché ci ha confessato di aver capito che non eravamo degli sprovveduti. Le patate della nonna che hanno accompagnato la carne, fatte pagare 5 euro la porzione, erano accettabili. Corretti i dessert (sfogliatine alle mele, tortino al cioccolato e sorbetto al limone) accompagnati da piccole golosità locali e da un liquorino della casa. Come vino, da una carta ricca soprattutto di vini toscani e pisani, dove mancavano le annate, abbiamo scelto un Castellaccio 2003, un rosso toscano Igt della Fattoria Uccelleria. In tre il conto è stato di 210 euro. Con grande disappunto abbiamo notato, dopo aver lasciato il locale, che il coperto segnalato a 2 euro a persona, ci è stato fatto pagare 3. Francamente, se ritornerò a Pisa, non andrò sicuramente da “Bruno”, al contrario di quello che dice il sito che la gente ritorna nella città della Torre pendente unicamente per gustare la cucina di questa antica trattoria.

  5. Anche io che vengo da Roma per lavoro, consigliato dalla reeption dell’hotel dove alloggiavo ho potuto provare questo famoso “da Bruno”.
    A sentir parlare altri sebrava dovessi degustare piatti eccellenti e caratteristici, ma sono rimasto deluso.
    Deluso forse perchè precedentemente “supergonfiato” da Fan accanitissimi di Bruno.
    Il posto mi è sembrato troppo turistico, freddo e anche troppo dispendioso per la qualità del cibo.
    Oltretutto, pranzando solo, sono stato costretto a prendere una bottiglia di rosso da 28.00€ 375ml perchè era la più economica visto che mancavano le alernative. Il primo piatto con la cacciagione non era male anche se troppo condito ma la carne lasciava veramente a desiderare,, troppo cotta e quindi piuttosto stoppacciosa.
    Visto l’andazzo del pranzo mi sono fermato al secondo e ho evitato il dolce!
    Mangiare la Fiorentina male in toscana sembra quasi un’eresia eppure succede!

  6. Ci sono andato ieri sera, eravamo in quattro.

    Concordo con la vecchia valutazione di Ganascia : non si è mangiato male, i piatti sono molto tradizionali, ma c’è la sensazione di aver speso un filo di troppo.

    Appena entrati ci hanno portato 2 cestini di pane e delle fave crude per ingannare l’attesa.

    Come prime portate, 2 antipasti (4 bruschette al pomodoro e 4 crostini misti, 16 euro in totale: un po’ troppo cari rispetto a quello che veniva offerto) e 2 primi. Io ho preso i paccheri al ragu’ d’anatra: il sugo era buono, la porzione nella media, ma la pasta non mi ha entusiasmato.

    Poi quattro secondi, di cui 3 al forno ( 1 agnello, 1 coniglio, 1 maialino, tutti accompagnati da patate arrosto) ed 1 filetto alla griglia sempre con patate arrosto. Io ho preso il coniglio : buono ed abbondante. Le patate erano ben fatte.

    Ci e’ stato poi offerto un cestino con dei cantuccini veramente buoni ed una bottiglia di vin santo.
    Inoltre 3 dolci, 4 caffe’ e 2 bottiglie d’acqua.
    Come vino ( la carta dei vini l’hanno portata insieme al menu ) , un bolgheri da 25 euro di cui non ricordo il nome.

    La spesa totale e’ stata di 200 euro, 50 euro a testa.
    Come dicevo all’inizio, non ho mangiato male. I piatti erano tutti ben cucinati, le porzioni generose ed il servizio molto cortese. Pero’ la sensazione che alla stessa cifra si puo’ mangiare in modo diverso rimane : ad esempio penso a Papaveri e Paolo, anche se i due tipi di cucina sono molto diversi !!!

    Probabilmente basterebbe “cassare” il 12% di servizio ed abbassare un po’ il prezzo degli antipasti ( 8 euro per 4 crostini, specie per le bruschette, mi sembra un po’ troppo ).

    Serata comunque piacevole, ma non ci ritorno.

  7. Il commento di Dio Brando conferma la mia opinione su questo ristorante.
    Direi che una cena di questo tipo, in un posto di questo tipo, a Pisa, potrebbe costare un 15% in meno.
    Più che “un filino” caro, direi che si tratta di un prezzo fuori misura per un locale come questo, come avevo notato nella mia visita di qualche tempo fa.
    Ovviamente, se hanno clienti a sufficienza e ricavi per loro soddisfacenti, continuino pure a praticare questi prezzi.
    Se invece i gestori appartengono a quella categoria, sempre più ampia, di ristoratori dolenti e lamentosi riguardo la crisi imperante, si domandino se, rendendo il locale un po’ più attraente dal punto di vista dei prezzi, non si possano ottenere risultati migliori.
    La scorsa settimana ho passato un paio di giorni in Emilia (Parma e Reggio): per cifre comprese fra 35 e 45 euro a persona si trovano, nel campo dei locali di tradizione, posti di qualità e prestigio di livello anche superiore a quello di Bruno.

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