Dante e Ivana, Tirrenia

Dante vi accoglie indossando un ampio grembiule nero con appuntati sopra i suoi gradi da sommelier: delegato Ais della provincia di Pisa, uno che dà del tu al vino, che lo chiama usando i nomignoli più intimi – e che ci tiene a farlo sapere sin dalla prima stretta di mano. Poco male, l’importante e che alle parole corrispondano i fatti. O le competenze.

Il locale è accogliente, ampio, rassicurante. Acquario con aragoste, box cantina ben in vista, cucina “a giorno”. Aleggia un non so che di buona borghesia anni ’70. D’altronde siamo a Tirrenia, qui c’erano gli Studios, gli attori, le belle donne e le grandi macchine. C’erano.

Una volta accomodati al tavolo, il premuroso Dante si avvicina, fa versare dal solerte cameriere una flute di discreto champagne e domanda: “è la prima volta”? La domanda suona maliziosa. “Sì”. “Bene, allora le consiglio…”. La premura, si diceva.

Il consiglio consiste in una sorta di biglietto da visita: antipasto, primo e secondo. Non proprio i cavalli di battaglia del locale, ma quasi. Il pro: se un oste bravo e competente ti invita al viaggio (gastronomico, bien sure), significa che sa perfettamente dove ti porterà. E come. Il contro: ma il menù scritto dov’è? Sul tavolo non c’è – e non arriverà mai. Tutto è affidato alla voce di Dante, profonda certo, ma priva delle preziose notazioni sul prezzo delle portate. Pazienza. Anche perché la carta dei vini consola ampiamente ogni delusione: ricca, succosa, colta (ma non troppo). Onesta quanto basta.

Senza stare troppo a soppesare vantaggi e svantaggi, ci si lascia comunque manipolare dal patron e inizia la cena. Dalla cucina sopraggiunge un cucchiaio ritorto riempito da una sapida ostrica lardellata (inzuppata da una goccia di aceto balsamico): inizio eccellente, “gulp”. Il pane, poi, è fragrante e variato: papavero, noci, grissini di pasta sfoglia, focaccia (che vide ore migliori). Un valido passatempo per i pochi minuti che separano il commiato di Dante dall’arrivo dell’antipasto. Eccolo: una terrina di fegato di dentice accompagnata da composta di fichi, gocce di aceto balsamico ristretto e pane fritto. Il tutto servito nell’oramai imperante piatto rettangolare. La terrina è una meraviglia, pungente e cremosa, capace di lasciare una scia di sapori marini lunghi e piacevoli in bocca. Ma va gustata da sola, al più con i dischetti di pane fritto. La composta evoca infatti colazioni domenicali sorbite con marmellate troppo dolci e burri poco salati; mentre l’aceto è ristretto sino ai limiti della carbonizzazione e sovrasta il delicato fegato con note di caffè tostato poco piacevoli.

Il primo piatto è invece estremamente bilanciato: tagliolini di grano duro con seppioline. Molluschi freschi e profumati, cottura interrotta al momento giusto, poco (veramente poco) pomodoro fresco a legare e rinfrescare il tutto, qualche “filo” di buccia verde di zucchina per una presentazione colorata e moderna. Un piatto semplice ma ricco di gusto. Sensato: la pasta, il pesce, le verdure, l’olio, il sale. Nient’altro. Una porzione più ricca sarebbe stata gradita (e spolverata) senza dubbio.

A questo punto è il momento del piatto forte. Ed eccolo: la fonduta di pesce. “Una nostra invenzione”, sentenziano nel ristorante (eppure…?). In pratica, un buon fumetto di pesce che sobbolle dentro al tipico caquelon della fondue, un meraviglioso piatto con bocconcini già ritagliati di pesce assortito e le forchettone dal pomello colorato. Un bel gioco saporito che, forse, avrebbe spiccato veramente il volo con la presenza sul tavolo di una smilza ampolla di olio extravergine di oliva e qualche bel grano di sale. Al posto delle varie salse maionesi, tartara e tonnata. Anni ’70 duri da dimenticare – e non per il piombo.
Al termine del rito dell'”inzuppo” di triglie, branzini, orate e mazzancolle (ebbene sì, anche loro), sazi e soddisfatti del tanto pesce facile facile da mangiare ingurgitato, il colpo di scena: spariscono i piatti e compaiono le scodelle. Naturalmente per potersi sorbire quel court bouillon caldo e saporito che ha atteso paziente nel pentolino. D’un fiato. Così, alla maniera cinese (ma certo: la fonduta cinese… ecco dove!). Comunque, una vera leccornia.

Le opzioni per il dessert sarebbero anche varie, ma: avete mai deglutito due ciotole colme di brodo non sgrassato? Dopo averlo fatto, una sfogliatina alla mela coperta di crema non vi sembrerà affatto una buona scelta. Ecco che convince di più un lieve sorbetto. Magari “melone e peperoncino”: prima il gelo rinfrescante del melone; poi il calore quasi tattile del peperoncino. Un grande classico che non gusta mai.

Finale. Porto (non eccelso) e larghi sorrisi offerti da parte di Dante che, intanto, ha dispensato consigli agli altri commensali – suggerendo vini, assecondando sentenze e gestendo al meglio la sala.

Conclusioni: Dante e Ivana appare come un ristorante di alto profilo, che forse pecca un po’ di autostima. Ottimo cibo, tanto solido e sapido quanto fresco e leggero – merito di quella Ivana che al di là del vetro della cucina sa muoversi con maestria e grazia. Servizio sempre presente, mai entrante. Vini all’altezza della fama del patron. Qualche caduta di tono, qualche trovata da mestierante consumato, qualche sbavatura. Una su tutte, il conto: 190€ per due persone. Troppi. Anche perché la fonduta di pesce pesa 30€ (“cada”) sulla bilancia finale. Cifra che, francamente, sarebbe stato più corretto conoscere in anticipo, non scoprire “stillando” la ricevuta.
4 ganasce

PS: esiste un’altra recensione qui


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20 risposte

  1. E’ stato un piacere leggere questa recensione.Complimenti.Mi raccomando pero’,non venire a trovarmi, o se lo fai non recensirmi per favore.Mi sentirei meno a disagio con Pierangelini in sala che con te,onnivoro.Ti prego pero’ regalaci altre stupende recensioni.

  2. Emilio, ti ringrazio veramente molto per l’apprezzamento, anche se non credo di meritare tanti complimenti. Di sicuro a breve scriverò qualcosa di nuovo. Spero di farlo bene.

  3. Ieri sera sono stata da Dante e Ivana.
    Locale molto carino, soprattutto da quando è stato rinnovato pochi mesi fa. Non amo però i locali dove non si può vedere il menu, soprattutto perchè non c’è modo di vedere preventivamente i prezzi.
    Così abbiamo preso due antipasti e due secondi.
    L’antipasto era ai minimi termini, ma non era male: fiori di zucca con ripieno di mousse di aragosta (1 solo fiore!!!) e sformatino di zucchine con scampi (lo sformatino era di dimensioni appena giuste e c’era un solo scampo sgusciato adagiato sopra). Abbiamo saltato il primo e siamo passati al secondo: una catalana di astice e aragosta. Ci sono arrivati due piatti con all’interno mezzo astice ciascuno e mezza aragosta, con sopra verdure crude alla julienne e un filo di aceto balsamico.
    L’aragosta era così così, l’astice era o troppo cotto oppure non fresco (leggi congelato) perchè era troppo duro e si staccava difficilmente dal proprio guscio. Alla fine penso fosse congelato perchè, sia l’aragosta che l’astice, erano privi delle chele … che a questo punto immagino siano andati a guarnire o i vari antipasti oppure qualche primo…
    Francamente è la prima volta che mi vedo arrivare in tavola una catalana e il crostaceo di turno mi viene presentato senza chele (che tra l’altro sono le cose più buone!!!).
    Poco forniti con i dolci (solo 3!!!), per cui abbiamo optato per una crema catalana che era troppo cotta e sapeva di frittata più che di crema catalana…
    Per quanto riguarda la lista dei vini: prezzi onesti, buona selezione però SOLO di vini toscani. I rossi disponibili sono quasi tutti pesanti e poco adatti ad un menu quasi esclusivamente a base di pesce.
    Alla fine il prezzo secondo me poteva essere di 70-80 euro a testa, ma abbiamo pagato meno per motivi che non sto a spiegare qui.
    Quindi il prezzo è una mia supposizione dal momento che non ho avuto modo di vedere i prezzi sul menu perchè inesistente.
    Una nota di merito va al pane: fresco, buono, vario.
    Per il resto non mi ha entusiasmato molto e gli avrei dato 3 ganasce. Ma la delusione è stata forte per la mancanza delle chele, quindi per me 2 ganasce …

  4. Sono stata da Dante e Ivana a festeggiare il mio compleanno…dopo aver letto l’articolo ovviamente…
    sono una lettrice assidua dei vostri…consigli…
    e direi che Dante e Ivana non ha deluso affatto le aspettative che mi ero creata.

  5. Stasera siamo state a cena da Dante&Ivana…abbiamo trovato un ambiente molto accogliente, intimo e soprattutto un’attenzione alla persona degna di nota.
    Una volta accomodate al tavolo c’è solo da affidarsi a ciò che viene proposto, non occorre scegliere nè pensare al menù ma c’è qualcuno che lo fa per te.
    Si parte da un aperitivo a birra artigianale sorprendente e si prosegue con una serie di assaggi di vari antipasti (tre per la precisione).
    Per me la vellutata di patate al nero di seppia è stata qualcosa di sublime, per la mia compagna pappa al pomodoro con bottarga e un giro di olio d’oliva. Da annotare anche lo sformato di barbe rosse, con crema di formaggio, finocchio e razza.
    Arriviamo così agli assaggi di primi: raviolo ai crostacei con pomodorino fresco e gnocchetti alla triglia e peperoncino…semplicemente favolosi!!!
    Come secondo rana pescatrice con patate croccanti e olive taggiasche.
    Il tutto accompagnato da un cestino di pane variegato caldo (direi la fine del mondo) e un ottimo Pinot Bianco di Suvereto.
    Per gli amanti dei dolci: c’è stata servita come primo assaggio una panna cotta alla fragola e dopo una creme brulèe all’anice appena sfornata, a mio avviso la creme è stata qualcosa di eccezionale, un piacere al palato che dimenticherò difficilmente.
    Per finire io ho preso un caffè e la mia compagna un ottimo rum e scaglie di cioccolato.
    A nostra sorpresa il prezzo è stato molto e ripeto molto onesto rispetto a ciò che abbiamo degustato e per il servizio ricevuto…sicuramente “ci ritorniamo”!!!

  6. @beva è tutto molto bello ma se non ci dici il prezzo ….come valutiamo?

    Cioè se alla fine hai speso 2000 euro era meglio se andavi dalorenzo al forte….

  7. Sono tornato in questo posto (dopo alcuni anni) poco meno di un mese fa ed anche ieri sera.
    Per tutte e due le volte ero ospite e, quindi, posso dire poco sul conto pagato, anche se mi pare che, come diceva “beva” tre commenti fa, si possa parlare di prezzi onesti.
    La gestione del locale ha subito un avvicendamento generazionale: Dante e Ivana hanno lasciato la scena al pargolo (in sala; non so, invece, chi abbia preso il testimone di Ivana in cucina).
    Mi riprometto di tornarci da “pagante” e poi fare un commento più completo di questo.
    Comunque, in linea con quanto scritto da beva, menù degustazione con aperitivo di birra artigianale (nel pranzo di un mese fa; ieri sera è mancata), tre assaggi di antipasto, due assaggi di primo, un secondo, un pre-dessert e un dessert (sostituiti da un eccellente gorgonzola il mese scorso); distillato e caffè a fine pasto. Mi pare che la possibilità di ordinare alla carta sia limitata, o meglio, l’unica carta consegnata al tavolo è quella dei vini (la cantina è sempre ricchissima, lasciata in eredità da Dante – già delegato FISAR). Credo sia possibile scegliere un menù di terra, anche se si viene, tradizionalmente, da Dante e Ivana per pesce e crostacei.
    Fra le cose assaggiate (@simone, se sta leggendo, e che saluto: porzioni leggermente più ampie – ma poco – rispetto quelle che sai ….) meritevoli di menzione speciale la pappa al pomodoro con bottarga, i mezzi paccheri saltati con tritato di mare, il branzino (orata la volta scorsa) con porcini freschi; tutto il resto comunque valido, nelle due volte, e sempre interessante: preparazioni accurate, ingredienti di qualità (il menù è composto con riguardo al pescato del giorno), presentazioni attente.
    Ottima professionalità del patròn (si vede che ha respirato aria e ristorazione dalla nascita, aggiungendovi sicuramente del suo), molto propositivo per i vini; ambiente gradevole, accogliente e assolutamente rilassante.
    Tornando alla spesa: credo che il menù degustazione – bevande escluse – costi meno di 40 euro (attendo correzioni eventuali e mi riprometto di essere più preciso).
    Considerando la piacevolezza del posto, la sfiziosità del menù (che varia quasi quotidianamente), il fatto che – nonostante si tratti di porzioni di assaggio – si rimanga soddisfatti e il prezzo, che salvo sorprese mi pare abbordabile, dico che CIRITORNO (anche per verificare la possibilità di ordinare alla carta).

    1. …. mi è sembrato indelicato chiedere, a chi mi offriva la cena, quanto aveva pagato …. 🙂
      Dopo la riapertura (chiudono, mi pare, da domani a metà gennaio) conto di tornarci da pagante, come dicevo, e non mancherò di informare; se nel frattempo qualcuno ha informazioni dettagliate, sono anzioso anch’io di dati precisi

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