Enoteca Tognoni – Bolgheri (LI)

Cosa c’è di meglio, dopo una bella gita tra vigne e cantine, di un pranzo in Trattoria? L’Enoteca Tognoni di Bolgheri prova a rispondere a questa domanda con entusiasmo e furbizia: sta nel centro del minuscolo borgo – ormai meta del pellegrinaggio di migliaia di appassionati – e apre la propria grande porta senza distinzione alcuna a turisti, curiosi ed affamati.

Nel grande ambiente unico, i tavoli sono semplici, l’apparecchiatura spartana (salvo che per i calici da vino…) e il servizio molto (molto) informale. Ci si siede ben disposti al pranzo, divertiti dal brusio allegro e dalla gentilezza, in un’atmosfera da bric-à-brac del vino: scatole di legno e cartone appoggiate ovunque, pareti tappezzate di bottiglie locali e non (è pur sempre un’enoteca!) e le classiche memorabilia di bevute passate (soprattutto tanti Sassicaia vuoti e messi in riga come soldatini).

Il menù è abbastanza ampio, con proposte semplici e oneste. Scelgo gli antipasti misti perché perfettamente in linea con l’ambiente: prosciutto crudo, salami e salamelle, porchetta, lardo – tutto piuttosto abbondante e salato; verdure sott’olio – tra cui ottimi pomodori secchi, carciofini, peperoni e cipolle; formaggio con peperoncino, formaggio stagionato nelle vinacce, pecorino fresco; crostini di pane casereccio con patè di olive, con pomodoro, con fegatini. Una scorpacciata di prodotti sfiziosi, veraci. Accompagnati da un calice del vino base del Castello di Bolgheri (omonimo), le cui cantine sono praticamente nella porta a fianco dell’enoteca.

Proseguo con pappardelle al ragù di cinghiale. Condite senza lesinare sulla salsa. Sono larghe e masticabili – come tradizione vuole – e dal sapore marcatamente “animale”. Ottime con il Varvarà (vino di punta del Castello di Bolgheri), alcolico e un po’ surmaturo. Unico neo del piatto: il pepe in grani che, praticamente ad ogni boccone, finisce tra i denti, deflagrando così in bocca.

Finale dolce con un flan di cioccolata servito con gelato alla vaniglia e appoggiato sul classico “specchio” di crema pasticcera. Come dire, tanti sforzi per restare autentici, fedeli alla linea (antipasto toscano, pappardelle, “vinoni” rossi) e poi ecco l’inciampo: un dolcino grasso e cremoso – per non saper essere fragrante e profumato. Défaillance trascurabile tutto sommato. Caffè “fur dimenticar”.

In conclusione, un buon posto dove fare merende ricche o pranzi in relax – lo sconsiglierei per la cena -, bevendo vini bolgheresi, ma anche toscani e italiani in genere (sprecato sarebbe aprire uno Champagne qui, ma de gustibus…). Cucina che giustamente non si lancia in voli pindarici. E un’ottima capacità di dissimulare la vera natura del luogo: una agguerrita macchina da turisti. Spesa (eccessiva, proprio per colpa di quest’ultimo fattore) di 32€, vini al calice inclusi. Tre ganasce.
3 ganasce


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4 risposte

  1. Il locale è posto all’interno di un vecchio caseggiato, ristrutturato ma in perfetto stile con il resto del borgo, un’ampia stanza a volte di mattoni, tavoli e sedie in legno stile osteria, un bancone con ottimi affettati in bella vista e, soprattutto, un’esposizione di vini (ovviamente della zona ma non solo), che spazia su “tre livelli”, dal rosso di Bolgheri fino a carature come Ornellaia o Guado al Tasso.
    Il locale si presenta molto accogliente ed il personale molto gentile (la ragazza che ci ha servito, molto carina, si è mostrata molto gentile e simpatica).
    Venendo allo spirito di codesto sito, la greppia, devo porre l’accento sull’unica nota dolente: non esiste un menù scritto, è tutto recitato a voce, quindi non c’è la possibilità di vedere i prezzi dei singoli piatti ne la possibilità ci enunciarvi le altre disponibilità della cucina (non ho preso appunti);
    eravamo in 5 e, dopo che ci hanno portato un’abbondante scelta di pani e focacce fatte in casa,
    come antipasti abbiamo preso 4 tartare di carne battuta al coltello davvero eccezionali ed una porzione di prosciutto di cinta senese (si scioglieva in bocca come fosse stato lardo); per i primi abbiamo optato per 4 pappardelle al cinghiale (fra le migliori che abbia mai gustato ed una porzione di tagliatelle al ragù (sembrava quello fatto in casa dalla nonna, davvero squisito); tutta la pasta rigorosamente all’uovo e fatta in casa.
    Le porzioni erano abbondanti ma non esagerate, quindi per secondo abbiamo scelto un tagliere di crudo di Cinta (davvero da leccarsi i baffi) e uno di ottimi formaggi della zona.
    Per il beveraggio, oltre all’acqua (nemmeno assaggiata), abbiamo gustato un paio di bottiglie di un ottimo merlot/cabernet della zona, una Sondraia 2005 (avendo scelto personalmente le bottiglie di queste ho memoria del prezzo, 22€ la boccia).
    Per concludere, i dolci: torte e semifreddi e gelati fatti in casa; io ho preso un gelato al pistacchio davvero sopra le righe!!!
    Non potevamo alzarci senza caffé (buono) ed una grappa barricata di Ornellaia.
    Il tutto per la cifra di 215€ totali.
    Non è certo il posto né la location dove spendere 25€ a testa (ne esistono ancora?) ma per la qualità davvero superiore, 4 ganasce alla cucina non mi sembrano affatto troppe!!!!
    Già lo conoscevo per merende passate, ma di sicuro, anche per il pranzo, CI RITORNO!!!

  2. SONO STATO DA VOI 2 VOLTE NEL MESE DI AGOSTO E HO ANCORA VIVO IL
    RICORDO DELL’OTTIMA CUCINA, DELBUON VINO E DELLA VS CORTESIA.
    SPERO DI RITORNARE AL PIU’ PRESTO.
    ABITO IN PROVINCIA DI MILANO

  3. anche io devo dare un buon commento sull’enoteca tognoni: cibo ottimo, prezzi giusti, grande scelta di vini, anche al bicchiere, e buona cantina per lo shopping post-pasto…

  4. Anche noi ci siamo stati ad agosto, e ci siamo trovati bene anche se praticamente ci abbiamo fatto solo una specie di “merenda alcoolica”. In 2 abbiamo preso: un antipasto misto che era abbastanza abbondante e quindi andava bene come aperitivo per 2, poi un bicchiere (piccolo) di Sassicaia, un bicchiere normale di vermentino locale e un bicchiere normale di rosso anch’esso locale, che non mi ricordo come si chiamava, ma era decisamente buono, tanto che poi ce lo siamo comprati (quindi se “il sommelier” della coppia aggiunge il nome in calce, mi fa un piacere…). Abbiamo speso sui 25 mi pare ma ci siamo andati giú pesi di vino. O almeno qualcuno, perché qualcun’altro doveva guidare… 😀

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