Babette – Pisa – Chiuso

Sono stato la scorsa settimana in questo locale/ristorante e sono rimasto sconcertato… ma veniamo al racconto iniziando dalla “fine”, con il conto, 4 persone, spesa 213 euro totali per:

  • 4 antipasti-aperitivo. Composti da 1 bicchiere prosecco (di marca ignota) e da vari antipasti auto-serviti al buffett (carciofini, prosciutto, vari tipi di formaggio, pane, tre tipi di affettato toscano… insomma cose normali, da trattoria anni 80). Il costo da scontrino è stato di 15 euro cadauno.
  • 1 bistecca in quattro persone, che come ha tenuto a precisare il proprietario, al momento della sua proposta, avrebbe dovuto essere (cito) “La nostra specialità… come la facciamo noi a Pisa ‘un c’é nessuno! Alta tre dita, da un kilo, e morbidissima”. La bistecca poi è risultata essere alta UN dito, vicina ai 600/700 gr (ma fatta pagare come un kilo), non morbidissima ma di gusto decente. Costo 72 euro. Se l’avessero chiamata braciola (alla Pisana) ‘un si sarebbe offeso nessuno.
  • 1 piatto di baccalà con patate (1 piatto in quattro persone). Mi ha dato la sensazione di essere stato preparato gia da un bel po’, riscaldato e messo nel piatto. A me il baccalà piace abbastanza “ritirato”, il piatto presentato invece era pieno zeppo di brodaglia di cottura e mal amalgamato. 14 euro. Piatto stantio, prevaleva il gusto del sale, nessuna velleità. Lo mangio più bòno alla mensa dove lavoro (ed è tutto dire).
  • Contorni 1 piatto di patate fritte (unte) , di numero saranno stati 15 bastoncini ;
  • 1 piatto di fagioli (9 di numero);
  • 1 vino Poggio ai ginepri 18 euri;
  • 3 dolci + passito Donna Fugata.

Per più di 53 euro a cranio….

Ed ecco il commento:

Servizio.

Per quello che abbiamo speso, il valore reso è indecente. I piatti terminati rimangono per un tempo improponibile ai tavoli.

Il vino lo stappano, ma non servono il primo boccale.

La gentile signora addetta al servizio utilizza le proprie manine per togliere i noccioli di oliva (sputacchiati) dal tavolo o dai piatti, e riportare subito dopo, le portate successive (senza tempo per poter lavarsi le mani…) (che schifo!).

Forchette e coltelli vengono cambiati solo su richiesta, e sempre porgendoli dalla parte che si usa nel mangiare (Che schifo 2!).

Presentazione dei piatti.

Il minimalismo qui sarebbe un’arte. Piatti serviti in modo scialbo su piatti rotondi bianchi. Nessuna ricercatezza (o anche una simil parvenza) per accostare sul piatto qualcosa di diverso rispetto alla pietanza stessa o in modo da creare qualcosa di gradevole all’aspetto. Le pietanze sono buttate nel piatto così come sono, senza alcuna accortezza per l’occhio del cliente. I piatti bianchi da ospedale aggravano ulteriormente il tutto.

Qualità del piatto.

Scialba, normale, niente che stuzzichi l’appetito insomma. Roba da mensa dei poveri (con tutto il rispetto per quello che fanno le mense dei poveri).

Ambiente.

Il locale ha un’aspetto gradevole (ha mantenuto la struttura interna con archi a volta e mattoni in vista) Peccato che lo hanno trasformato in una trappola per turisti, …perché alla fine della serata, siamo anche stati deliziati dal tentativo di vendita di profumi (presentati come famosissimi, ma in realtà pressoché sconosciuti) e borse, da parte degli stessi proprietari!!!! Con tanto di consegna di campioncini di profumo differenziati per donzelle e omaccioni… Ed invito a seguire la proprietaria per esaminare l’oggettistica esposta.

Su Youtube ho scovato questo video promo sul locale, da vedere per farsi un’idea.

http://www.youtube.com/watch?v=QPDtSGyFg0E

Un posto da evitare. Rapporto qualità-prezzo del cibo pessimo. Servizio scadente. Siamo usciti “sconfitti” abbacchiati, delusi. Il “mangiare” dovrebbe essere un piacere… la serata invece è stata pessima (menomale che con gli amici abbiamo trovato il verso di riderci su) sensazione di totale “sconfitta”; aggravata anche dal fatto che i proprietari non aspettano altro che deliziare l’avventore con frasi del tipo: “noi facciamo ricerca…studiamo attentamente quali materie prime utilizzare, e dove comprarle,… cerchiamo di riproporre ricette antiche del territorio…”.

Per me mai tale parole furono più vane. Una Ganascia Morta.


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Elephant Bistrot – Livorno.

All’inizio dell’Estate, mi son trovato in piazza Mazzini, ad una sorta di fiera in cui, stranamente, non c’era niente da mangiare. Ho

Il Caminetto – Montaione (Fi)

Per alcune circostanze che qui non interessano, mi sono trovato nei giorni passati a Montaione. Su segnalazione di una persona del posto,

14 risposte

  1. Era una serata “cubana”, e servivano cocktails a base di un “ottimo rum fatto arrivare proprio dall’isola”.
    Se fosse buono, quel rum, non l’ho mai saputo. Perché lo allungavano così tanto, il prezioso liquore, da ridurlo ad un vago sentore sbiadito. Da mangiare nulla, dovevi ordinare un piatto di crostini a parte. Salati come si conviene.

    Beh; mentre ci sorbivamo l’orrido beverone la sedicente barista si avvicina e ci chiede un parere sulle sue creazioni. “Non male- dissi con pietoso imbarazzo- solo, forse, un po’ troppo allungati…”
    “Ecco, uffa, lo sapevo. Sai, è la prima volta che li preparo!”.
    Ma di solito le cavie si pagano.
    Noi fummo solo spennati.

  2. hai completamente ragione Pagus. Ci sono stata una settimana fa e mi ha pianto il cuore, mangiato malissimo e pochissimo ma ho speso,
    Da notare anche i cartoni di ronco fuori dal ristorante e il vino della casa ovviamente sfuso.
    A me le forchette non le hanno cambiate, mi hanno restituito direttamente le mie ancora sporche…
    che brutto posto

  3. Osceno!
    Sono dei ****!
    Il servizio fa schifo, i prodotti scadenti e mal cotti…
    Quando esci di li’ la sensazione non e’ semplicemente di aver scelto il posto sbagliato ma di essere stato ********!

  4. @Martina:Mi sembra un commento un pò forte. Dare dei ***** è offensivo. Modera i termini che poi ne va di mezzo il blog!

  5. @martina: commento modificato. Certe affermazioni non possono essere fatte con leggerezza, mi spiace. Ti prego anche di moderare i termini nei prossimi commenti, per quanto non dubiti che tu possa avere le tue ragioni per essere adirata.
    @simona: domando scusa, ma ovviamente ho dovuto modificare anche il tuo commento.

  6. Mi fa piacere constatare che la mia disapprovazione (per dirla con gentilezza) di Babette trova grande conferma nei commenti pubblicati su questo sito.
    Da Babette ci sono stata ben due volte (una cosa se non si vive almeno due volte è come non averla vissuta, diceva un noto scrittore..).
    La prima cosa che colpisce è l’aspetto estetico del locale. Perciò si decide di entrare. Il fatto che sia completamente vuoto la dice lunga ma uno mica si lascia scoraggiare cosi..

    La prima volta fu per un aperitivo.
    5 minuti per descriverci la bottiglia di vino che avevamo scelto. Poi, una volta aperta, la ragazza che ci serviva ha poggiato la bottiglia sul tavolino traballante ed è andati via. [se avesse detto pure “tiè!” sarebbe stato, per lo meno, divertente].
    Gli “stuzzichini” che avrebbero accompagnato il vino necessitavano di forchetta per essere magiati (non erano crostini) ma non ci fu dato di usarne. Ricordo di quella prima “esperienza” un eccesso di affettazione (oltre al conto salato per un bicchiere di vino), uno sforzo eccessivo nel farsi attribuire dei pregi che evidentemente mancavano.Alla seconda volta ne ho avuto la conferma…

    Alla seconda esperienza cominciai seriamente a chiedermi come era (com’è) possibile che a distanza di un anno il locale sia ancora aperto. Era sempre vuoto. E i proprietari erano gli stessi. (Ipotesi?)
    Io non avevo fame eravamo andati per un aperitivo. Poi il mio amico ha deciso che avrebbe mangiato e ha ordinato la carne.
    La carne (descritta per 10 minuti.. era la bistecchina di cui sopra) ci veniva servita fredda. Ma come, la famosa carne di non so quale specie prelibatissima (quasi quasi pensavo avessero corrotto il wwf per farci mangiare un piatto di cotanta squisitezza) e non avete escogitato un modo per portarla a tavola calda? (ci riesce mia mamma a casa… ).

    Va beh, la faccio breve: la cordialità dei proprietari è una finzione. Perché quando poi ti chiedono “tutto bene? gradito? Problemi?” (te LO CHIEDONO FINO ALLA NOIA) e te gli manifesti un piccolo disaccordo, per esempio “la carne era un pochino poco poco fredda…” la faccia è quella di un bambino permaloso. Del tipo “Ma come la nostra fantasica carne ma come ti permetti!”
    Riassunto. Aperitivo, una bistecca e un contorno, vino. 100 euro. (tonde).
    Io sono ancora incazzata per quello scontrino. (e ha pagato il mio amico..)

  7. e davvero strano il prezzo di questa carne,come citato nella recensione , che per un kilo 8che secondo loro era di meno) hanno pagato 72 euro ,dovrebbe costare almeno la metà.,e poi per una bistecca 100 euro ,non si puo davvero,almeno che la carne non si quella pregiata di manzo giapponese kobè, che costa 100euro al kilo e che usa solo Vissani.

  8. Mi decido solo ora a descrivere la mia esperienza che, però, è da porsi cronologicamente in testa a tutte le altre dato che ci siamo andati nientepopodimenoché all’inaugurazione: dicembre 2007

    Babette… un nome, un programma, grande ambizione!

    Eravamo preoccupati a recarci in un posto nuovo nel giorno del lancio, pensavamo di prenotare, “chissà quanta gente ci sarà “. Però di solito alle inaugurazioni ci sono aperitivi e stuzzichini semplici e gratuiti, un invito a passare alla cena vera e propria.
    E invece, primi e unici clienti della serata. Eravamo 10-12.
    Serata di ristorazione normale, nessuna inaugurazione o evento che lo facesse immaginare. Vabè.
    Locale architettonicamente suggestivo (volte, mattoncini) ma deturpato da orribili mobili verde acido e viola. Vabè.
    Dicembre, locale freddissimo. Ci piazzano una stufetta tipo pinguino (ce n’era una sola) che ha chiaramente arrostito i più vicini e ha lasciato congelati i più lontani. Mi chiedo come si fa ad aprire un locale, tanto sono rigorose le norme, senza pensare ad un adeguato sistema di riscaldamento/condizionamento. Vabè.
    Al bancone un ragazzo capelli a paggio, abbronzato, denti bianchissimi, super palestrato (anzi, ancora con addosso la felpa verde smeraldo con scritta gialla semicircolare con cui evidentemente si era allenato fino ad un’oretta prima), accento ed enfasi indefinibile assolutamente non di classe. Era il barman. Ci chiede se avessimo voluto un aperitivo. “Ci penZo iioOoOoOo, vi faccio un rossini”. D’accordo. Il rossini dovrebbe essere champagne e purea fresca di fragola e invece era un prosecco da supermercato di infima marca con sciroppo dolcissimo di fragola. Vabè.
    Il gestore, distinto, impiega circa 10 minuti a parlarci della filosofia del locale, grandi tradizioni, menu che variano ogni settimana, materie prime eccellenti. Quella settimana ci toccò il Casentino (da cui il gestore dichiarava di provenire).
    Ricordo che tutti ordinammo due tipi di zuppe, gli unici primi piatti disponibili. L’acqua cotta decisamente salata, immangiabile. Alla settantottesima domanda “com’è? è buono? vi piace” un mio compagno di sventura coraggiosamente commenta “l’acqua cotta un po’ salata”. Gli viene risposto che lo sapevano perché aveva salato il cuoco e dopo è passato un altro che ha ri-salato. Ma non si assaggia prima di salare? E poi, se già sapevate che quella pietanza era salatissima, perché non ci avete avvertito? Anzi, meglio, perché non l’avete depennata dal menu? Vabè.
    Delusissimi meditavamo il da fare. Il barista, con il suo solito stile entrante e accento tipico, ci chiese se avessimo voluto un vassoio di buonissimi salumi. Gli rispondemmo di no. Ce lo chiese altre 5 o 6 volte, tanto che ci ha preso per sfinimento e accettammo. Gli insaccati erano discreti, ma li abbiamo pagati cari: il prezzo era sentirci ripetere fino alla noia il fatidico “tutto bene? gradito? problemi?”. Vabè.
    Il vino non lo ricordo, ma non per carenza di memoria, ma perché era un prodotto da supermercato di fascia bassa e collocato in una lista molto corta. Vabè.
    Spendemmo non poco per quello che prendemmo, soprattutto rapportato alla qualità e tutto il resto che ho elencato.

    Non sono d’accordo con Laura che scrive “una cosa se non si vive almeno due volte è come non averla vissuta”. Ci sono posti come questo dove la quantità di elementi negativi lasciano poca fiducia al cambiamento, sebbene i margini di miglioramento siano molto grandi. E siccome i soldi son miei e io non li rubo, preferisco sperimentare un posto nuovo o buttarli in un posto noto da cui spero non ricevere brutte sorprese.

    Mi chiedo come un locale come quello possa sopravvivere, dato che tutte le volte che ci passo davanti non vedo mai nessuno dentro.
    Mi chiedo se sia giusto che un ristorante così debba sopravvivere perché infanga il nome della ristorazione a Pisa…
    Spero che chiuda presto anche se la mia esperienza è qualcosa che merita essere raccontata.

    Ed io che mi illudevo di gustarmi delle cailles in sarcofage annaffiate da un bellissimo Champagne Veuve Clicquot Grand Dame…
    Povera Babette Hersant, il suo nome trascinato tanto in basso!

    Voto: mezza ganascia morta con crocione.

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