Addio paranza addio

Da Martedì 1 Giugno tutti i cittadini europei che si affacciano sul bacino del Mediterraneo hanno dovuto  modificare i loro gusti in fatto di piatti di mare con l’entrata in vigore del nuovo regolamento della pesca voluto dalla Commissione europea. La pesca nel Mediterraneo dovrà essere fatta con reti a maglie più larghe che rendono impossibile la cattura delle specie più piccole, e quindi non potranno essere più gustati seppioline, calamaretti, telline, bianchetti, rossetti , latterini etc.  La discussione imperversa tra gli addetti ai lavori e molti si sono già schierati come ad esempio il giornalista gastronomo Paolo Marchi (creatore di identità golose) e alcuni famosissimi  chef della nostra Penisola in difesa del PESCE e a favore della normativa, altri come le marinerie di Chioggia ad esempio assolutamente contro .

e Voi CIRITORNINI che ne pensate ?

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Elephant Bistrot – Livorno.

All’inizio dell’Estate, mi son trovato in piazza Mazzini, ad una sorta di fiera in cui, stranamente, non c’era niente da mangiare. Ho

Il Caminetto – Montaione (Fi)

Per alcune circostanze che qui non interessano, mi sono trovato nei giorni passati a Montaione. Su segnalazione di una persona del posto,

7 risposte

  1. Se veramente serve a ripopolare il mare vale il sacrificio, purtroppo temo sia insufficiente a risolvere il problema, inquinamento, pesca distruttiva per l’ecosistema e chissà quant’altro continuano a imperversare, temo che questa legge “scoli il moscerino ingoiando il cammello”, come al solito si penalizzeranno le piccole imprese mentre i giganti continueranno a fare ciò che vogliono.Comunque farò la mia parte anche se piccola evitando di mangiare animali protetti. Lo so,come animalista dovrei essere vegetariana, ma questa è un’alrta discussione.
    Dopo la trasmissione di Report sulla pesca del tonno anche una scatoletta di tonno mi crea qualche problema ultimamente 🙁

  2. Tempo fa mi ritrovai a discutere di questa tematica con gente che un minimo si doveva occupare anche di questi problemi. Vennero fuori tanti discorsi, ma su uno tutti concordavano: Il mare non è più in grado di reggere il ritmo attuale di prelievo. Chi frequenta il mare in barca si è potuto rendere conto ad occhio dell’impoverimento dei nostri mari.
    La paranza è una rete da pesca utilizzata con la tecnica dello strascico che non porta a conseguenze solo sul prelevamento, ma distrugge anche i fondali marini con un’inevitabile compromissione degli habitat in cui vivono tante specie di pesci. Un esempio per tutti, la distruzione delle praterie di poseidonia, pianta vitale per l’intero ecosistema marino in quanto svolge una funzione di ossigenzione delle acque, permette il nutrimento e la naturale casa di molte specie. Ad oggi la pesca a strascico subiva già delle limitazioni, che a quanto ho capito in molti non rispettavano.
    Detto questo credo che le limitazioni a certi tipi di pesca ad oggi siano necessarie se vogliamo continuare a godere in futuro dei frutti del nostro mare. Adeguarsi credo che sia un obbligo morale prima di tutto.
    Naturalmente questo creerà delle conseguenze anche pesanti sul sistema della pesca italiana, ma saranno i costi dolorosi e necessari per riportare il sistema in equilibrio.
    Saluti

  3. Purtroppo ci dobbiamo rendere conto che la crescita della popolazione porta con sè un impoverimento delle risorse su tutti i fronti. Dalle fonti energetiche alle “scorte” alimentari. Fino ad ora si è sfruttato senza pensare al domani, è chiaro che ci saranno sempre dei costi da sostenere, ma da qualche parte bisognerà pur cominciare. Rinunciare alla paranza non significa solo lasciare che quei pesci piccoli possano crescere, ma significa anche non impoverire la catena alimentare di molte altre. Forse la soluzione potrebbe essere l’allevamento in mare, riducendo progressivamente la pesca in acque aperte. Certo che questa è solo una parte del problema, inquinamento, innalzamento delle temperature, pesci invasori provenienti da altri ecosistemi…I fattori sono molteplici e tutti concatenati, una mano forse la potrebbero dare anche gli organi di informazione che invece di strillare “Oddio mò che me magnio!” dovrebbero far capire che alcune rinunce sono necessarie. Lo dico da amante della paranza, io sono favorevole.

  4. Concordo con quello che dici. Solo una cosa sull’allevamento in mare. Per nutrire i pesci in allevamento si fanno farine di pesci pescati (!?), generalmente pesce azzurro. Ora io non credo che la soluzione sia pescare pesce per dare da mangiare a 2 specie di pesci (branzini e orate) in gabbia!!!

  5. quello che non capisco però è: perché anche le telline? hanno una pesca difficoltosa, non mi sembrano una specie in pericolo, anche perché poco usate dalla gran massa dei consumatori

    1. Per le telline credo che si debba fare una distinzione.
      Se si dice di fare le arselle, come si chiamano noi, con il rastrello nelle ore consentite e nella misura consentita sono pienamente d’accordo. Si tratta di una nostra tradizione sociale che in nessuna maniera minaccia la risorsa né provoca danni all’ambiente.
      Se invece si parla di barche che dragano il fondale con rastrelli meccanici o peggio ancora con delle specie di pompe che risucchiano tutto quello che trovano, allora si ritorna a bomba sul problema principale.
      Ho trovato anche questo articolo: http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=105005

  6. Purtroppo per l’allevamento in mare vale il discorso di quello a terra. Anche gran parte del coltivato va in mangimi animali. Considera che per ogni kg. di carne allevata ne servono 10 ( mi pare che la proporzione sia questa o giù di li) di vegetale. Credo che abbia ragione mia moglie quando dice che la soluzione sarebbe diventare vegetariani, peccato lo dica con un cacciatorino in mano!

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