Ristorante Enoteca Del Duca – Volterra (PI)

Ristorante Enoteca Del Duca
via di Castello, 2
http://www.enoteca-delduca-ristorante.it/

Questo ristorante lo puntavamo da tempo. Ogni volta che ci passavamo, però, lo scartavamo per i prezzi un po’ troppo importanti per le nostre tasche. Alla fine, ieri sera ci siamo decisi (dopo una brutta esperienza a pranzo!) e abbiamo prenotato dal “Del Duca”, ignari che la recensione che avremmo poi compilato per ciritorno.it sarebbe stata una delle più difficili…

Orario: otto e mezzo. Genuino Del Duca, “chef patron” insieme alla moglie Ivana, si è raccomandato di avvertire in caso di ritardo. Non ritardiamo, anzi. Arriviamo con un po’ di anticipo, così abbiamo il tempo di studiare bene il menu.
La mia gravidanza fa sì che alcuni piatti meravigliosi della cucina toscana mi siano proibiti: niente fiorentina, niente carne al sangue, pochissimo vino. Per questo cerchiamo una qualità eccellente, un po’ per consolarci… E il menu promette benissimo.Veniamo ai dunque…

Menu (panoramica)

Intanto: niente pesce. Soltanto carne e verdura. Tanti antipasti, primi e secondi anche a base di cacciagione (piccione, cinghiale, coniglio, vitello, ecc), con prezzi a portata che vanno dagli 8,00 Euro ai 19,00 (per i piatti dove c’è il “Tartufo di Volterra” che non ho mai avuto il piacere di assaggiare). Tutto è descritto con accuratezza ed il personale risponde cortesemente alle domande sul contenuto e sulla cottura degli alimenti.

Carta dei vini

Gi-gan-te. Prezzi da normali ad astronomici (ci salta all’occhio un Sassicaia del ’97 da quasi mille euro, ehm), ampia proposta locale e nazionale. Ci si può davvero sbizzarrire nella scelta dell’etichetta della serata. (Lo faremmo volentieri, ma sempre per i gioiosi motivi personali di cui sopra ci limitiamo al bicchiere di vino indigeno!)

La nostra scelta

  • Antipasti: un patè di fegato per me e una terrina di piccione con ristretto al balsamico e pistacchi per Marito. Ottimi. (Porzione piccola per il patè, grande per il piccione). Davvero particolare la terrina, che cercherò di descrivervi come posso… Immaginatevi due fette triangolari, alte poco meno di un centimetro, contenenti carne di piccione, pistacchi e aromi in una sorta di gelatina molto leggera, contornate da foglie di salvia e una fetta di lardo di colonnata. Piatto freddo, dal sapore molto ricco e nuovo, da condividere (perché Marito dice che dopo la prima fetta “stucca” un po’).
  • Primo: un primo per Marito, Pappardelle del Cacciatore (al cinghiale). La pappardella è di ottima qualità, il sugo è di solo cinghiale sbriciolato (peccato per quei due-tre ossicini che ci abbiamo trovato!). Ampia porzione.
  • Secondo: Coniglio con olive taggiasche e capperi (di non ricordo dove). Servito in un piatto ampio, porzione più che sufficiente, con purtroppo un triste liquido di cottura denso sotto i pezzi di carne, le deliziose olive e i rampanti capperi dal gambo lungo. Cottura del coniglio non perfetta (sob!). Il piatto peggiore della nostra serata.
  • Contorno: verdure di stagione cotte, ovvero pomodoro, zucchine, radicchio, melanzane e peperoni cotti tipo al vapore. Niente di che. Porzione non piccola.
  • Dessert: soufflé al cioccolato con crema inglese. Buonissimo, caldo, con il cioccolato appena troppo dolce (per i miei gusti) all’interno.
  • Vini: due bicchieri di vino rosso di Volterra, buono. Come aperitivo un prosecco per Marito (ce lo hanno proposto appena ci siamo seduti, noi abbiamo accettato, ma poi l’abbiamo anche pagato! Sob!), anche questo buono.
  • Altro: un caffè d’orzo per me, servito in un modo inedito: doppio piatto per la tazzina, tazzina con coperchio! Mi ha entusiasmata. Rido.

Ambiente, servizio, considerazioni quasi finali

L’ambiente è delizioso. All’interno (deserto, visto che siamo a fine luglio) ampi tavoli apparecchiati con piatti bellissimi e decorati promettono cene e pranzi indimenticabili. Il locale comunica subito che siamo in un “Ristorante famoso”. Pubblicazioni e recensioni sparse qua e là. Il bagno è curato (e offre anche il Viava con tanto di spazzola e un talco) e diviso per uomini e donne. C’è il guardaroba, e ad accoglierci, subito, arriva una cagnolina piccola ed educata che si chiama Moretta. La sua presenza rende tutto molto familiare e piacevole.
Il personale (quasi tutti membri della famiglia) è educatissimo e – cosa rara! – parla benissimo anche inglese e francese. Forse anche tedesco, ma non abbiamo modo di verificare. Fuori i tavoli sono distanti e ben posizionati, all’interno di una corte tra mura antiche che è romantica e amichevole allo stesso tempo.
Genuino Del Duca sta fuori alla brace, ovvero al Barbecue. Vediamo passare delle bistecche giganti (che costano, a memoria, 4,70 Euro/hg) e gli ospiti vicini a noi le mangiano con gusto e soddisfazione. Sembrano davvero contenti. Ci ripromettiamo che, se torneremo, sarà quando potremo ordinarne una! E qui arriva il difficile di questa recensione…

…Perché, nonostante tutto quel che ci si presenta nel piatto sia buono, abbiamo l’impressione che questo tutto risponda ad un canone di cucina internazionale che è di alto livello, sì, ma… detto con parole mie… alla fine sa un po’ di (buonissimo, per l’amor del cielo!) brodo di carne. E ci viene il dubbio che, se avessimo potuto scegliere un vino dalla carta per accompagnare un bisteccone gigante, la nostra conclusione sarebbe stata totalmente diversa.

Prezzi, spesa

Riguardo ai prezzi, sono medio-alti. Noi abbiamo scelto portate non esageratamente care. Gli antipasti 8,00 e 9,00 Euro; il primo 9,00 Euro; il coniglio 12,00 Euro; il contorno 6,00 Euro, così come il dolce.  Il totale per due è di 73,00 Euro.
Ci diciamo che nella nostra condizione siamo stati leggermente svantaggiati e che forse con un’altra ventina d’euro, potendo scegliere qualsiasi cosa, avremmo goduto esageratamente di più.

Piccola nota e valutazione

Una cosa che notiamo è il clima un po’ cameratesco che c’è tra alcuni clienti e i proprietari. Di tanto in tanto alcune persone si avvicinano alla griglia dove Genuino regna sovrano, e ridono, scherzano e fanno battute rumorose e ridanciane, cosa che ci fa intuire che questo ristorante abbia una clientela (anche straniera) affezionatissima e grata. L’ambiente raccolto e i campanelli che suonano per avvertire che le portate sono pronte, poi, ci fanno dimenticare dove siamo, e ci fanno sentire dentro ad una sorta di racconto dove però non siamo protagonisti, né aiutanti, né spettatori… Forse la cagnolina Moretta questo lo capisce, e viene da noi a farsi coccolare per ben tre volte. Alla fine usciamo soddisfatti per esserci tolti questa curiosità volterrana, e un dubbio ci assale: ma quante (cavolo di) ganasce diamo al “Del Duca”?

Tre perché sapeva tutto di brodo? No, tre è ingeneroso. Questo posto ne vuole cinque. Ma non è da cinque! Ma la carta dei vini è meravigliosa e non abbiamo assaggiato la bistecca. È vero, ma non si danno cinque ganasce per una bistecca che non si è mangiato. Giusto. E quindi, oscillando tra tanto e poco, diamo un fiducioso e claudicante 4-ganasce. Tornateci, e fateci sapere!


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4 risposte

  1. Ottimo commento, ma, conoscendo il ristorante, la valutazione è piuttosto bassina. Andare al Del Duca e non profittare della stpenda carta dei vini che offre è abbastanza riduttivo. Chiaro che la spesa si alza abbastanza, prendendo un buon vino, ma ne vale assolutamente la pena.

  2. Concordo con Alberto, la cantina è veramente ben fornita ed è un peccato non approfittarne.
    Suggerisco di provare anche i vini di loro produzione (Podere Marcampo), ad esempio il Giusto alle Balze (un merlot in purezza) è un vino che vale la pena di essere assaggiato se si è appassionati dei vini della nostra provincia.

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