Quicumque unum bene olet stercus suum

“Quicumque unum bene olet stercum suum”. E’ un latino abbastanza trasparente, e non credo necessiti di traduzione, comunque a Livorno viene reso con: “A ogni bodda, ni garba ir su’ boddino”. (A Napoli: “Ogni scarafone è bello a mamma soia””).

Tutto ciò per introdurre un argomento di discussione: la cucina delle casalinghe.

Pur con tutte le eccezioni del mondo, sostengo che, in generale, le casalinghe non sanno cucinare. Non vuole essere una presa di posizione maschilista, sia ben chiaro che ho il massimo rispetto per tutte le donne che si danno da fare di continuo per mandare avanti la baracca. La mia è una semplice considerazione culinaria.

A mo’ d’esempio, consideriamo la crostata, e confrontiamo fra di loro la CROSTATA DI PASTICCERIA e la CROSTATA CASALINGA.

La crostata di pasticceria si presenta di solito con la pasta frolla di uno spessore intorno al centimetro, ben cotta senza essere bruciata, con sopra uno strato di marmellata di 7 – 8 mm. La marmellata non è rinseccolita, non è troppo carica di zucchero, abbastanza morbida, e conserva ancora il sapore e il colore della frutta originaria. La pasta è frolla, cioè si sbriciola in bocca e non impasta i denti. Sono possibili molte varianti, ma il denominatore comune è questo (ci sono anche i pasticcieri che non sanno lavorare, ma quelli lasciamoli perdere).

La crostata casalinga si presenta invece con la pasta di circa 25 – 30 mm, abbastanza cruda all’interno, con uno strato di marmellata di 2 mm, completamente caramellizzata, in pratica uno straterello dolce e nerastro, appiccicoso sui denti, che potrebbe essere qualunque cosa (del tutto impossibile individuare il tipo di frutta). La pasta è di solito lievitata, con effetto “gesso in bocca”, e non si riesce ad inghiottirla se non bevendo qualcosa.

E’ mai possibile che una persona sana di mente non si accorga della differenza? Perché una casalinga non si mette a considerare obiettivamente la cosa, e dice: “Mi è venuta un vero schifo, sarà meglio cambiare qualcosa”? Completa mancanza di distacco critico,  me lo spiego solo con il proverbio citato all’inizio. Il bello è che a  molta gente piace più quella casalinga che quella di pasticceria!

“Questa marmellata l’ho fatta io, e si sente!”

Si sente sì, sembra zucchero caramellato, per capire di cos’è fatta bisogna domandarlo! (Se l’avessi fatta io, e qualcuno mi domandasse di cos’è, andrei a buttarla via subito).

Dite quel che vi pare, ma quando in cucina c’è un professionista, la differenza si sente.

Il discorso è frivolo, ma potrebbe diventare serio, e si potrebbe parlare di quelli che sono i meccanismi per cui qualcosa ci piace o non ci piace. Evidentemente, nel caso della cucina casalinga, il metro di giudizio viene falsato da valenze affettive, nostalgie, associazioni di idee del tipo “mi ricorda quella che faceva la mi’ nonna”, e così via. Tutto fuori che una valutazione obiettiva.

In definitiva, per giudicare bene un piatto, non bisogna voler bene al cuoco.

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Elephant Bistrot – Livorno.

All’inizio dell’Estate, mi son trovato in piazza Mazzini, ad una sorta di fiera in cui, stranamente, non c’era niente da mangiare. Ho

Il Caminetto – Montaione (Fi)

Per alcune circostanze che qui non interessano, mi sono trovato nei giorni passati a Montaione. Su segnalazione di una persona del posto,

16 risposte

  1. in linea di massima sono d’accordo…ma sull’esempio no, le casalinghe che fanno la crostata come dici tu, secondo me, sono la minoranza e se gli viene così (non tutte, ovvio) se ne rendono conto. Diversamente, le crostate della pasticceria “sanno proprio di pasticceria” ovvero sapore anonimo, gelatina di frutta di spessore (quella si) di 10 cm anzichè marmellata con il risultato che ne mangi al massimo una fetta da quanto stucca, pasta frolla troppo dolce, non biscottata ma a volte “sbriciolosa” senza alcun retrogusto di burro o uova e non ultimo l’aggiunta, qualcuno non tutti, di pan di spagna. Siccome sono un goloso di dolci, conosco quasi tutte le pasticcerie di Livorno ed escluso Loretta Fanella del Caffè Mamà, secondo me nessuno fà una crostata degna di nota…mentre conosco almeno 7 casalinghe che fanno una crostata da sogno 🙂
    SOTTOSCRIVO PER QUANTO RIGUARDA QUELLO STRAMALEDETTO VINO DEL CONTADINO CHE TRA L’ALTRO MI HA ROVINATO IL PRANZO DI NATALE!!!…E PURE I FORMAGGI DEL CONTADINO

      1. Allora son sfortunato io, perché quell’altre casalinghe si vede che le conosco tutte io!
        Comunque è vero che, a volte, una lieve imperfezione da quel non so che di autenticità, ma LIEVE imperfezione.

  2. Beh, umorismo a parte, non si può generalizzare… conosco ‘casalinghe’ (in realtà poi lavorano quasi tutte, oggi…) che sanno fare ottime marmellate e crostate ^_^

  3. perdonatemi se lo faccio notare, ma il latino della sentenza che dà il titolo a questa discussione sarà pure trasparente ma è errato: meglio “cuicumque unum bene olet stercus suum”, così, poco poco, piano piano…

    1. Grazieeee… sai, fra che è passato parecchio tempo, poi l’arteriosclerosi…
      Chiedo a ganascia se si può modificare il titolo.

    2. OFF TOPIC A BESTIA beh…se proprio vogliamo fare i pallosi, quella giusta sarebbe: Stercus cuique suum bene olet… ( se fosse viva ancora la Giordanenco mi farebbe un monumento 🙂 )

  4. E’ indubbiamente vero che giudichiamo i piatti cucinati in casa con un trasporto affettivo che non abbiamo verso i piatti del ristorante. Mentre leggevo il tuo post mi tornava in mente la crostata di mia nonna, che non era sicuramente perfetta, ma cosa darei per ritornare anche un solo pomeriggio nella sua sala da pranzo e rubarne l’ ennesima fetta, come facevo da bambina 🙂

    Scrivi giustamente che “In definitiva, per giudicare bene un piatto, non bisogna voler bene al cuoco.”

    Però bada: quando giudichiamo un piatto del cuoco capiamo subito se il cuoco ha voluto bene agli ingredienti, se ha cucinato con amore, e questo è un dettaglia fondamentale. Insomma, sempre e comunque di affettività si tratta…

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