Alcool in cucina, e bambini.
I recenti commenti scambiati con crealessio mi spingono ad alcune riflessioni.
Leggendo blog e siti di cucina qua e là, colgo una specie di sacro orrore per l’alcool, quando i piatti siano destinati ai bambini. Premesso che non ho pargoli da amministrare, tutto ciò mi sembra però ben poco razionale.
Tanto per cominciare, l’alcool è molto volatile per cui, usandolo in cucina, è la prima cosa che evapora, e quindi ne rimarranno al massimo alcune tracce. (Voglio vedere chi si ubriaca con un brasato al barolo. Forse, mangiandone tre tonnellate…)
Per le bevande, non è certo il caso di dare ai bimbi bicchieroni di vino o, peggio, dei superalcolici, ma secondo me non bisognerebbe neppure demonizzare; si corre altrimenti il rischio che le bevande alcoliche acquistino il “gusto del proibito”, premessa per sonore sbronze all’età di 15 – 16 anni.
Per come la vedo io, l’atteggiamento più razionale dovrebbe essere di sostanziale indifferenza: c’è l’alcool, come ci sono il pepe ed il peperoncino. Meglio andarci cauti, con tutti e tre.
Che ne pensate?
8 risposte
Mi trovi d’accordo. Nelle preparazioni il problema non sussiste, perché tutto l’alcool evapora in pochi secondi di cottura. Infatti si usano le parti aromatiche delle aggiunte alcoliche, non l’alcool in se stesso. Riguardo al berlo, è ovvio che nei primi anni sia assolutamente sconsigliato, ma ritengo che da 10 anni i bambini dovrebbero almeno sapere di cosa si parla. La mia generazione era quella dell’acqua e vino ogni tanto, e questo secondo me mi ha fatto affrontare la materia in pieno equilibrio. Opinioni?
Son d’accordo anch’io con l’alcool usato nelle cotture. Discorso diverso forse dovrebbe essere fatto per i dolci, tipo tiramisù, etc. In ogni caso anche la mi’ nonna mi faceva sempre la merenda con una fetta di pane giusto un po’ inzuppata nel vino e acqua e sopra zucchero a piacimento. L’alcool non fa bene ai bambini, questo si sa, però anch’io sarei per non demonizzare. Come sempre ai giorni nostri si tende sempre ad eccedere in un senso e nell’altro, senza buoni risultati mi pare.
Si tratta di un problema, oltre che etico e culturale, anche biologico. Buona parte del metabolismo del l’alcool avviene nelle cellule epatiche. Queste sono per natura immature per questo compito fino al passaggio tra adolescenza ed età adulta. In altri termini non è che nell’adulto l’alcool sia innocuo, ma a parità di dose, l’effetto tossico è nettamente superiore negli adolescenti ( dei bambini non parliamone nemmeno). La legge sulla vendita di alcolici tiene conto anche di questo, ponendo un limite di età.
Leggendo questo articolo non ho potuto fare a meno di pensare, con un sorriso, alle conseguenze che dovrebbe aver avuto su di me l’alimentazione propinata da mia nonna a me e ai miei cugini. Mio nonno produceva vino e vinsanto, e a merenda, almeno un paio di volte a settimana, c’era o pane vino e zucchero, o lo zabaione fatto con le uova del pollaio e un bicchierozzo di vinsanto, con una fetta di pane arrostito da inzupparci.
Inoltre, tre volte a settimana c’era un umido, il martedì di pollo, il giovedì di coniglio, il sabato lo spezzatino, annaffiati abbondantemente in cottura col vino rosso di casa.
Nessuno di noi è malato di fegato, siamo tutti sui 50 e sani come pesci.
Il vino da bere era consentito, per chi lo voleva, dai 12-13 anni in poi, così come il caffè nero. Anzi, il caffè era anche un metro di valutazione della crescita, infatti si usava chiedere “ma Piero ha iniziato a bere il caffè?”.
Credo che i nostri nonni, pur senza i supporti scientifici e pediatrici di oggi, compensassero col buon senso che allora è innato e che oggi la troppa esposizione all’informazione ha un po’ spento.
Scusate l’off topic, passo e chiudo!
Ritengo doveroso far presente che l’alcool oggi rappresenta un problema molto vasto legato ad una forte dipendenza, non può affatto essere paragonato a caffè o peperoncino.Non esistono i centri di riabilitazione dai dipendenti dal peperoncino, mi sembra un paragone stupidissimo.
Ciò che è più saggio da fare è eliminarlo completamente dalla tavola.Fa male e basta.E’ scientificamente dimostrato che è dannoso e non ha alcun effetto positivo sulla nostra salute, neanche se assunto in minima parte!Informatevi meglio dalla medicina di oggi e non dalle tradizioni popolari dei nonni, con tutto rispetto.E’nostra responsabilità di adulti non appassionare all’alcool i bambini.Scrivo così proprio perchè sono veneta, proprio perchè mia nonna faceva colazione con pane e vino, il fatto che mia nonna fosse in salute non fosse alcolizzata NON SIGNIFICA CHE FACCIA BENE.
Ho vissuto tutta la mia adolescenza vedendo gente alcolizzata giovane come me che non sapeva divertirsi senza ubriacarsi.Non importa se la maggior parte della gente ama l’alcool senza diventarne dipendente, l’importante è evitare in tutte le maniere che qualcuno possa diventarlo.
Vi piace l’alcool in cucina?Vi piace bervi un bicchiere di vino ogni tanto?Fatelo pure, non è proibito dalla legge , ma non venite a dirmi che fa bene perchè lo beveva vostro nonno.
Sono in linea di massima d’accordo con MARIA ANTONIETTA che l’alcool faccia male, ma voglio fare due precisazioni: 1) Quando un alcolico è usato per cucinare, il problema non si pone, perché la frazione alcolica evapora subito, e rimane solo la componente aromatica. 2) Il mio intervento intendeva più che altro stigmatizzare l’isterismo con cui viene trattato l’argomento “alcool” su alcuni mezzi di comunicazione, per i quali sembra un delitto capitale mettere anche a marinare il cinghiale nel vino rosso, se poi lo mangia un bambino.
A parte il fatto che è una cosa stupida, perché per trovarci poi qualche molecola di alcool ci vorrebbe uno spettrografo di massa, secondo me è anche controproducente, perché così si rischia di dare agli alcolici il “fascino del proibito”. Un atteggiamento più pacato, di sostanziale indifferenza, è secondo me più educativo.
Quanto poi al pepe ed al peperoncino, mi sa che MARIA ANTONIETTA non abbia capito un granché: era semplicemente un esempio di come sdrammatizzare l’alcool. Nessuno ha detto di volerne paragonare gli effetti.
Penso che MA sia stata un po’ traumatizzata dall’ambiente in cui lei stessa ci dice di aver vissuto…
Perfettamente d’accordo, poi, sul fatto che la propria nonna o il proprio zio non siano casi statisticamente significativi.
io per ora (quasi 4 anni) mi limito a fargli odorare vino e ponce…intanto inizia a capire che il vino non si gode solo bevendolo 😉
L’organizzazione mondiale della sanità (O.M.S.) classifica l’alcol come sostanza psicotropa (DROGA) di categoria 1 (quindi tra le più pericolose). Purtroppo nelle società antiche e via via sino ai nostri giorni l’uso di tale droga era ed è tollerato. Solo in Italia ogni anno muoiono circa 40.000 esseri umani per problemi alcol correlati. Non nascondiamo la testa nella sabbia…Noi e/o le persone a noi più care (figli compresi) potrebbero in futuro far parte di quella statistica. Importante è la consapevolezza cosi da poter essere liberi di scegliere, per noi ma anche per la società in cui viviamo.