L’Elba d’inverno ha un fascino tutto particolare, si gira fra paesi e paesini senza turisti fra i piedi, e si incontrano solo gli elbani. Marciana Marina, poi, riprende il suo aspetto di borgo di pescatori.
Vero è che, dovendo mangiare, i posti aperti sono ben pochi.
Essendo a Marciana per motivi di servizio, giunti all’ora del desinare (come diceva la mi’ nonna), ci siamo guardati intorno, ma era tutto chiuso. Mi sono poi ricordato di questo locale, dove avevo mangiato bene due anni prima, e ci siamo diretti alla sua volta.
Si trova in uno slargo del bellissimo lungomare, finalmente libero dai barbari del nord, accanto al monumento ai caduti.
C’è un’ampia tettoia esterna, e non si capiva molto bene se era aperto o chiuso. Qualcuno comunque c’era, e mi sono affacciato alla porta della cucina per chiederlo;
“Aperti, aperti, accomodatevi in saletta”.
Nel frattempo mi cade l’occhio su due cassette di polistirolo, da peschereccio, piazzate in mezzo alla cucina, e piene di ogni bendiddio: razze, rombi, sogliole, naselli, palamite, acciughe… freschissimi, pescati in nottata.
Insomma, ci si accomoda in una saletta simpatica e raccolta, con il soffitto basso, imbiancata a calce. Quattro clienti in tutto: noi tre, più un altro. Il servizio è svolto da una gentile signora, i cui genitori stanno in cucina, anche se ogni tanto vengono in sala per prendere gli ordini, o per fare qualche battuta.
“Due anni fa mi aveva fatto dei totani in teglia, al naturale, col nero e tutto…”
“Ah, sì, ma non glieli posso fare, perché devono essere FRESCHISSIMI, e oggi non me li hanno portati…”
I miei due amici non erano in vena di mangiar pesce, e hanno preso ragù e tagliata (poi se ne riparla).
Io mangio degli spaghetti al polpo, piccantini il giusto, saporiti. Poi, visto che i totani non c’erano, ripiego (si fa per dire) su un nasello.
“Glielo faccio così al naturale, con solo un po’ di rosmarino, perché nel pesce, meno ci si mette, meglio è: bisogna sentire il sapore del pesce, non del condimento!”
Come non darle ragione?
Il nasello arriva in tavola, e dire che era “buono” è fargli torto. Era straordinariamente buono. Senza esagerare, posso dire che è stato uno dei migliori pesci mangiati al ristorante in tutta la mia vita.
Poi una fetta di crostata casalinga, ed un vino bianco della casa, servito sfuso, versato da una bottiglia che non ho fatto in tempo a vedere, ma sicuramente di un buon procanico dell’Elba (Il sapore è inconfondibile).
Le tagliate dei miei amici non erano tagliate per niente, nel senso che erano due entrecôte intere, accompagnate da un’insalatina di rucola e grana (l’unico posto dove metter la rucola è l’insalata). Non le ho assaggiate, ma dice la qualità della carne fosse molto buona.
Abbiamo speso € 26 ciascuno, regolarmente fatturati.
Bisogna dire qualcosa anche della “location”, perché l’atmosfera ha la sua importanza. Sarà una mia idea, ma mi attira particolarmente mangiare in una trattoria marinara, in inverno, quando il tempo è grigio e piovoso, e l’interno caldo ed accogliente (“La miglior maniera per affrontare le tempeste, è seduti al tavolo dell’osteria”).
La freschezza del pesce era assoluta (Non so se lo sia anche d’estate, ma evidentemente uno dei vantaggi dell’inverno è anche questo), ed era cucinato in modo magistrale. Per tutto ciò meriterebbe ampiamente quattro ganasce, ma il locale, per dimensioni, servizio, tipologia, non lo è. Diciamo quindi TRE ganasce E MEZZO, e varrebbe addirittura la pena tornarci apposta.
P.S. La titolare, molto gentilmente, mi ha favorito la ricetta dei famosi totani, quasi quasi la pubblico su Ciricette.
Piazza della Vittoria, 15, 57033 Marciana Marina, Isola d’Elba +39 (0) 56599049
3 risposte
Se ti ha dato la “delibera”..pubblicala.
Se pensi di svelare a tutti il segreto…sottobanco alla prox ciricena me la passi 🙂
ciaoo
La ricetta de’ totani è già su Ciricette. Quella del nasello non la so, ma credo che fosse semplicemente passato in padella con olio e rosmarino (poco).
Ci sono tornato
Antipasto di mare un po’ insolito.
Quattro assaggi: Palamita sott’olio fatta da loro, ottima, accompagnata con pomodori e cipolla cruda. Razza bollita, sfilettata e condita con aglio e prezzemolo, molto buona. Acciughe ripiene, accoppiate e fritte (“acciughe a beccafico”?). Filetti di acciughe scottati e messi sott’olio (“Non li facciamo più marinati perché andrebbero abbattuti, cioè congelati, e poi decongelati, e la qualità ne soffre”), ottimi. Il tutto condito da un buon olio di produzione elbana.
Secondo: nasello bollito con patate lesse e maionese. Il nasello era buono, ma quella che era veramente eccezionale era la maionese, fatta rigorosamente A MANO con solo tuorli freschi.
(Anch’io la faccio, ma metto anche gli albumi, ed uso il frullatore. Questa era quasi migliore).
Sul menù, un unico asterisco di congelazione, per gli spaghetti al riccio.
Fanno una cucina di tradizione, ignorando abbastanza le esigenze turistiche (non c’era, ad esempio, l’onnipresente frittura di totani e gamberi. C’erano però le soglioline fritte).
Secondo me stanno navigando verso le quattro ganasce. Peccato che il vino stavolta fosse quello sfuso da pizzeria…