Ebbene, sì, l’ho voluto provare. Il fatto è che un caro amico e collega è vegano, ed ha organizzato questa cena… per dimostrare che si sopravvive!
Il locale si trova in via Cambini, a due passi da Piazza Attias e vicina alla Cantina Nardi, già recensita (in pieno centro, quindi). È al primo piano di una palazzina del primo ‘900. Entrando, si sente un odore molto pronunciato di erbe aromatiche: origano, timo, maggiorana… Il posto è piacevole, con arredo minimalista, tutto sui toni del bianco e del beige: tovagliette, piatti e tavoli.
Il collega aveva deciso lui il menù, in modo da farci avere una panoramica il più possibile ampia.
- Antipasto: un piatto contenente verdure varie, qualche fiore (questa sarà una presenza costante in tutti i piatti), un “affettato” vegetale, e degli “spaghetti” ottenuti tagliando (a spirale?) delle barbabietole rosse crude, condite con “maionese vegana”, che a me sembrava più che altro un passato di avocado. Buona, comunque.
- Primo piatto: “riso venere al sapore di mare”. Sembrava proprio un riso nero con le seppie, ed anche il sapore ci si avvicinava. il sapore di mare era dato dalle alghe, e poi c’erano dei pezzettini di soia che sembravano davvero seppie. A mio gusto il piatto migliore.
- Altro primo piatto: fusilli ai pomodori e anacardi. Sostanzialmente, una pasta al pomodoro.
- Secondo: cotoletta di soia e polpettine di non so cosa (o forse il contrario: cotoletta di non so cosa e polpettine di soia), con salsetta piccante. Mangiabili.
- Dessert: Mousse al gianduia e liquirizia (che secondo me non ci combinava).
Vino: un rosso sfuso in caraffa, non male.
il tutto accompagnato da pane nero (perché? quello bianco forse non è vegano?)
Considerazioni:
Roba cattiva non era. Le porzioni erano abbondanti, e nonostante abbia mangiato antipasto, due primi, secondo e dessert, e di sera, non mi sono sentito per nulla appesantito.
C’è una cosa che però mi ha dato da pensare: tutte le portate, ma in particolare il secondo, erano studiate per avere un aspetto il più possibile simile a quello della carne.
Lo faceva anche Hitler, che pare avesse spesso molti commensali: voleva che i piatti che mangiava lui (vegetariano) avessero lo stesso aspetto di quelli degli altri (carnivori).
Non capisco neanche perché il vino fosse in caraffa: forse che quello in bottiglia non lo considerano abbastanza “salutistico”?
A ben pensare, ci sono tanti piatti che, senza tanta scena, sono tranquillamente vegani: la pizza alla marinara (senza mozzarella), la pasta al pomodoro, ma anche gli gnocchi di patate o di semolino, il fritto di verdure, la polenta, il castagnaccio, la cioccolata, la caponata, i funghi in qualsiasi modo…
La spesa è stata di trenta euro: secondo me un po’ troppo.
Se le ganasce sono un “parametro del godimento”, direi un paio.
Ciritorno? Non credo.
7 risposte
Ma che c’entrava hitler? Che cazzata.
che c’entra la cotoletta, se sei vegano…
Hitler è stato una semplice associazione di idee. Si prega comunque di usare un linguaggio corretto.
Ciao Silvestro! In passato avevo preso in esame questo locale, tanto per cambiare tipologia di cucina e di alimenti 🙂 sapevo che facevano piatti vegetariani e anche del pesce con un costo medio forse non proprio adeguato ! Comunque, non ci sono mai stato e se fanno solo cucina vegana, gli integralismi ed estremismi del caso non mi piacciono, non ci vado 🙂 PS ho voluto provare a cucinare alcune volte seitan e tofu ma la gomma mi riesce difficile come piatto 😀 sarò io un cuoco scadente 🙂 ciao
Ari PS di locali con cucina, diciamo non classica, sottolineo il Pane e tulipani, tendente al vegetariano e il bistrot manalu, attento ai prodotti senza glutine credo salutari per tutti 🙂
In realtà il glutine è perfettamente salutare, per chi non è celiaco.
Chiedo venia prof. 🙂 comunque pane e pasta fatta in casa anche se non celiaco non mi son dispiaciuti 🙂 ciao!